Nightguide intervista Il Giardino

Nightguide intervista Il Giardino

 
Medusa è il secondo album de Il Giardino. Con esso, la rock band sarda, segna una netta evoluzione rispetto all'esordio dello scorso anno grazie a testi più ragionati ed eleganti e sonorità arricchite dalla presenza di sintetizzatori. Un lavoro incentrato sul tema della bellezza che vuol mettere in risalto come, grazie ad essa, l'uomo possa diventare succube e schiavo di ciò che in realtà lo affligge.
Abbiamo intervistato la band.
 
A cura di Leslie Fadlon
 
Il 22 maggio è uscito il vostro secondo album. Come ne descrivereste la genesi?
Medusa, il nostro nuovo album, è nato in sala prove (che novità, eh?). Dopo il riscontro molto positivo ma anche piuttosto contestato de Il Mondo in due, abbiamo decido di andare avanti e creare un nuovo album, innovandoci e crescendo, ma senza dimenticare i brani e le esperienze passate. Il mio pianoforte è stato messo da parte per privilegiare i due sintetizzatori che ormai hanno un ruolo fondamentale nel sound della band, evidenziando suoni elettronici a quelli acustici tipici dell'esordio.
E qual è il messaggio che con esso volete veicolare?
Medusa parla della continua ricerca della bellezza e del dover apparire a tutti i costi, entrambi aspetti molto caratterizzanti l'epoca in cui viviamo. Non solo, tratta anche temi come l'utilizzo di sostanze stupefacenti e la dipendenza che esse creano, sia fisica che psicologica. Sono argomenti collegati, nell'album come nella realtà. Si sono sentite fin troppe volte storie di ragazzi che, per far colpo su amici e stupire/apparire, provano sostanze distruttive con conseguenze a dir poco dannose.
 
Perché scegliere un personaggio come Medusa?
Nella mitologia era una dea bellissima con le serpi al posto dei capelli e la facoltà di pietrificare chiunque incrociasse il suo sguardo. Ci è sembrato da subito azzeccato fare un riferimento a lei per il nome dell'album vista i temi di bellezza e dipendenza trattati.
 
Come nasce l'idea dell'artwork di copertina?
Inizialmente la scelta stava ricadendo su “Scudo con testa di Medusa” del Caravaggio o in alternativa “La Zattera della Medusa” di Géricault. Abbiamo poi abbandonato queste idee con l'intento di mostrare qualcosa di nuovo ed inedito, commissionando il lavoro ad un'illustratrice. L'artwork di copertina è infatti opera di Emanuela Schirone (Emillustazioni) che è riuscita a cogliere appieno il significato dell'album e a rappresentarlo.
 
Il primo singolo è Non fare il punk!, ma la domanda è: ''secondo voi esiste ancora il punk, oggi?''
Il punk? Il punk è morto! Quello che vediamo adesso è una copia molto sbiadita della scena musicale di decenni fa (spesso copiata male). Nel brano, con il termine punk, non intendiamo i ragazzi che seguono quel particolare stile di vita o gli ascoltatori del genere bensì, ironicamente, il tipico finto alternativo che fa determinate cose solo per sembrare diverso.
 
Il pezzo del disco che vi è risultato più difficile?
Qui parlo personalmente per quanto riguarda le parti di tastiera: Bambole di carta. Il brano dove senza dubbio abbiamo riscontrato le maggiori difficoltà, non tanto per la complessità delle parti quanto per la ricerca dei suoi giusti. L'intro è stata cambiata almeno un paio di volte e in seguito abbiamo effettuato una lunga ricerca di suoni fino ad arrivare al “concetto sonoro” che ci interessava.
 
Il pezzo (altrui) che invece sentite essere quello che vi ha spinto a diventare musicisti?
Probabilmente Edoardo Bennato è stato uno di quegli autori che mi hanno avvicinato da piccolo alla musica. Ricordo quando uscivo dalle scuole elementari e, salito in auto con mia madre, inserivo nel lettore di cassette Sono solo canzonette, ascoltando quelle parole e quella musica per tutto il tragitto verso casa.
 
Come sognate di diventare tra 10 anni, parlando di carriera?
Beh, tra 10 anni ci piacerebbe continuare a suonare, in primis. Un bel sogno sarebbe avere grandi palchi con ragazzi e ragazze che ballano e cantano le nostre canzoni. Tipo adesso, ma più in grande. Non c'è cosa più bella che vedere amici e perfetti sconosciuti che saltano e si divertono durante i tuoi concerti. Una cosa importante, secondo me, è non diventare schiavi dello show, come purtroppo accade a molti artisti attuali. Stare sulla cresta dell'onda per un anno e poi scomparire nel dimenticatoio non deve essere bello, tantomeno se il tuo successo è dovuto allo spam dei brani nelle radio. Ma questo è un altro discorso.
 
 
 

il giardino, intervista

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