NIGHTGUIDE INTERVISTA DANIELE COCCIA PAIFELMAN

NIGHTGUIDE INTERVISTA DANIELE COCCIA PAIFELMAN

 
In occasione dell'uscita del suo primo album solista - “Il Cielo di sotto” - abbiamo incontrato Daniele Coccia Paifelman, che per un po' si è preso una pausa dal gruppo del Muro del Canto per regalarci questa piccola chicca artistica.
L'album, prodotto da Piotta ed Emiliano Rubbi per “La Grande Onda/La Zona” e scritto assieme ad Eric Caldironi, sancisce il ritorno alla lingua italiana di Coccia, dopo tre album in dialetto con il Muro del Canto.  I testi, originali e mai scontati, affrontano la vita, la morte e l'amore attraverso metafore ispirate al mondo bellico. Le battaglie e la guerra rappresentano la durissima quotidianità; il fronte, la prima linea, la trincea simboleggiano il coraggio e la forza necessari all'essere umano per combattere nel buio pesto di questa nuova era.

NG. Ciao Daniele. E' appena partito il tuo tour dal Monk di Roma. Com'è tornare da solo con questo nuovo progetto?
DC. Ciao Luigi in realtà non sono mai stato solo. Ho sempre cantato e fatto parte di una band. Fin da quando ero adolescente, ho sempre vissuto le mie avventure musicali dentro un "branco" e anche oggi, che esce un disco a nome mio, condividerò questo percorso con un gruppo di musicisti che sono degli amici speciali.
Il mio schema sociale è la band e quando sarò vecchio andrà allo stesso modo. Sullo stile del film "Amici miei" ce ne andremo in giro per i locali a fare bischerate come quando abbiamo cominciato da ragazzini. Comunque presentare un nuovo disco è un salto nel buio molto emozionante. Dopo la presentazione di sabato scorso al Monk abbiamo ricevuto una risposta entusiasmante che ci ha dato la carica per le date che verranno.
 
NG. E come mai hai deciso di abbandonare il dialetto per l'italiano?
DC. Non ho deciso di abbandonare il dialetto. Con il Muro del Canto stiamo scrivendo un nuovo disco e naturalmente sarà in romanesco. Per il mio album da solo ho ritenuto fosse giusto differenziare il linguaggio e con questo la proposta. Ho sempre scritto in italiano quindi è semplicemente stato un ritorno.
 
NG. Passando attraverso i tuoi vari progetti sono ormai più di 17 anni che ti dedichi attivamente alla musica. Cosa hai visto cambiare maggiormente intorno a te in questi anni?
DC. In questi diciassette anni ho inciso molti album supportati da un gran numero di concerti. Credo di essere cresciuto come uomo e come musicista, nel frattempo credo sia cambiata l'Italia, la musica ed il mondo. Ci hanno imposto la crisi e c'è stata l'esplosione di Internet, dei social network che hanno favorito nuove possibilità per la musica indipendente.
Prima con i Surgery e poi con il Muro del canto abbiamo raccolto moltissimo, orgogliosi di essere indipendenti, liberi e onesti con noi stessi.

Daniele Coccia Paifelman - Verso Te


NG. Cos'è per te la musica? Raccontaci quali sono per te le 3 parole che associano la musica alla tua vita.

DC. Le tre parole che mi vengono in mente se penso alla mia vita rapportata alla musica sono: Passione, sacrificio e follia. Le tre cose non esisterebbero senza le altre. Senza l'amore per quello che si fa non si troverebbe la forza di sacrificare il proprio tempo, gli affetti e spesso anche la serenità per buttarsi a capofitto in progetti nuovi. Senza un pizzico di follia queste scommesse non avrebbero mai inizio.
 
NG. Il 27 ottobre esce”Il Cielo di Sotto”, il tuo primo album da solista. Parlacene un po'.
DC. Il cielo di sotto è un disco fuori moda che ho scritto con Eric Caldironi. Non ha le coordinate stilistiche della nuova musica indipendente italiana e non suona come i dischi dei cantautori. È un disco scritto nei momenti liberi di due operai che non possono vivere della loro passione ma che non la mollano. Il resto lo lascio al giudizio del pubblico.
 
NG. Musicista, autore, poeta - Tre dimensioni artistiche strettamente correlate. Da dove nasce questa esigenza di un'arte così impegnata e intellettuale?
DC. La musica e la scrittura sono le uniche cose che ho voglia di fare. Ho cominciato a scrivere e a cantare a tredici anni. Non sono intellettuale, ho sempre studiato poco ma osservo la realtà e le persone per scrivere qualcosa che possa essere condiviso e che possa colpire al cuore senza condizionamenti sociali e culturali.
 
NG. Quali sono adesso i tuoi progetti futuri?
DC. Il primo progetto è sicuramente il Tour di "Il cielo di sotto" che spero ci porterà il più lontano possibile in concerti sempre più grandi. Nel frattempo come ho già accennato siamo in sala prove con il Muro del canto alle prese con la scrittura del nostro quarto lavoro in studio.
 
NG. Raccontaci in breve 3 album (stranieri o italiani) che non potrebbero mai mancare nella tua collezione.
DC. Sono molto legato a “17 Re” dei Litfiba, “Lungo i bordi” dei Massimo Volume e al primo disco dei La Crus. Potrei elencarne molti altri.
Grazie mille dei molti spunti di riflessione.
 

Intervista a cura di Luigi Rizzo.

Foto di Paola Panicola.

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