Afterhours e Le Luci della Centrale Elettrica live a Prato: un bellissimo doppio concerto

Afterhours e Le Luci della Centrale Elettrica live a Prato: un bellissimo doppio concerto

E' una piazza particolarmente suggestiva quella del Duomo di Prato, che fa da sfondo ad uno dei concerti di "Settembre - Prato è spettacolo" in questa edizione 2017.
Il duomo questo primo Settembre fa infatti ombra al palco su cui salgono, in ordine, Le Luci della Centrale Elettrica e gli Afterhours.
La band di Vasco Brondi comincia più che puntuale, quando alle 21 regala atmosfere malinconiche come quelle di "Coprifuoco" uno dei brani tratti dall'ultimo, bellissimo, disco "Terra".
Le visioni sono sempre quelle attuali e rigorosamente nostalgiche che caratterizzano la scrittura di Brondi, disperate e dolci, come accade sui brani scelti per la scaletta: 'Qui' e 'Stelle marine' viaggiano su possibilità ed immaginazione, sulla realtà e sulla sua accettazione.
Il quarto pezzo - 'Quando tornerai dall'estero' - ci riporta indietro nel 2010, è tratto da "Per ora noi la chiameremo felicità" ed è presentato dal suo autore come dedicato alla provincia sterminata e alla sua noia; il tema dell'amore è imprescindibile e 'Chakra' è solo uno dei tanti esempi. Si passa poi al dramma di Shakespeare in provincia narrato da 'La terra, l'emilia, la luna' ed è tempo di scatenarsi sul ritmo di 'Ti vendi bene'. Brondi ha deciso di farci commuovere ancora con brani come 'C'eravamo abbastanza amati' e con un altro brano più recente, 'A forma di fulmine'.
E' quindi il momento della special guest quando sul palco con Le Luci della Centrale Elettrica sale il virtuoso Rodrigo D'Erasmo: il suo violino vibra e rende ancor più sublimi le atmosfere già rarefatte di 'Cara catastrofe', di 'Un bar sulla via lattea' e 'Le ragazze stanno bene'.
In solitaria, Vasco Brondi ci regala infine una canzone di 10 anni fa, 'Piromani', chiudendo poi questo live con un'altra traccia di "Terra", 'Nel profondo veneto' e la sua colossale voglia di vivere.
La stessa voglia de Le Luci della Centrale Elettrica di suonare e di regalare gioia in musica a tutti coloro che vi prestano attenzione.
Ci vuole circa mezz'ora per vedere sul palco di Prato una band che invece quest'anno compie trent'anni. Sono gli Afterhours, sei professionisti in grado di realizzare performance che restano memorabili agli occhi e alle orecchie di migliaia di persone per volta.
Con energia strabordante la band interrompe la musica ancora in sottofondo (i Queens of the Stone Age) e parte con la storica 'Strategie', mantenendo i toni su pezzi come 'Germi' e 'Male di miele', pescando poi la sensualissima 'Rapace'.
La tragicità sonora de 'Il sangue di Giuda' è poi smorzata dal senso politico de 'Il paese è reale', brano che portò la band milanese a Sanremo nel lontano 2009.
Dello stesso anno, 'Riprendere Berlino' è speranzosa e suonata dagli Afterhours con un bel sorriso.
Tocca al momento 'Padania' introdotto dal discorso di Agnelli sulle continue battaglie per avere ciò che ci spetta e sulla possibilità di perdere il focus sui propri obiettivi.
Il frontman scende per una piccola pausa lasciando spazio ai restanti cinque maghi del suono che regalano ai presenti lo spettacolo di 'Cetuximab' un vortice di melodie e di distorsioni; 'Grande' lascia invece modo al cantante di esprimere il dolore per la recente perdita del padre con un pezzo dai toni alti e dal testo struggente.
Quella di chiudere i cerchi è un'esigenza, come ribadito dalle note di 'Non voglio ritrovare il tuo nome', mentre bisogna ricordare la necessità di fare affidamento sulle proprie forza secondo 'Né pani né pesci'. Manuel è al piano per cantare 'L'odore della giacca di mio padre' con tutto il pathos che gli spetta, sciolto poi con rabbia nella performance sempre più euforica de 'Il mio popolo si fa'.
Il revival si estende su brani come 'Ballata per la mia piccola iena' e 'Voglio una pelle splendida', cui segue il primo bis: qualche minuto di attesa porta alla bestemmia stanca di '1.9.9.6.' e alla dolcissima 'Bianca'.
Commovente anche la versione odierna di 'Ci sono molti modi', prima del secondo bis, che porta sul palcoscenico il fischiettare di 'Non è per sempre', le profonde verità di 'Quello che non c'è', il divertimento de 'La sinfonia dei topi'.
'Pelle' non si sentiva da un po' live, ma è il momento perfetto per anticipare l'ultima canzone di una delle ultime date di questo #Afterhours30, 'Bye Bye Bombay'.
Un saluto che è sempre un arrivederci, un costante modo di rimandare ad una nuova inedita occasione un incontro romantico come quello tra gli Afterhours ed il suo pubblico.

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