Nightguide intervista Elliott Williams, chitarra, tastiere e synth degli Editors, a fine mese al Paladozza di Bologna

Nightguide intervista Elliott Williams, chitarra, tastiere e synth degli Editors, a fine mese al Paladozza di Bologna

Oggi gli Editors sono una delle realtà più acclamate nel rigoglioso panorama britannico, e buona parte del loro successo si deve certamente a Tom Smith che si conferma leader carismatico capace di mutare registro vocale in ogni singolo pezzo e di ammaliare il pubblico con uno stile unico.
Con oltre 2 milioni di dischi venduti nel mondo, la band non è disposta ad adagiarsi e continua a vagliare nuove vie.
Il nuovissimo album “Violence” pubblicato il 9 marzo 2018, anticipato dalla strepitosa “Magazine”, un brano pop che attacca selvaggiamente le azioni e l'atteggiamento di coloro che sono al potere, e dal bellissimo singolo 'Hallelujah (So Low)', già acclamato dalla critica internazionale, e al primo posto in classifica in Olanda e Belgio.
Noi di Nightguide abbiamo avuto una piacevole chiacchierata con Elliott Williams, chitarra, tastiere e synth della band, in vista del loro arrivo al Paladozza di Bologna a fine mese per il live organizzato da DNA Concerti.
Questo è quello che ci ha raccontato

 
Se non mi sbaglio siete in pausa dal vostro tour inglese, giusto?
Si, l'abbiamo appena finito, ed è stato grande. E' andata monlo bene, ora andremo in Spagna per alcuni festival, che è una cosa molto positiva. Adesso abbiamo una settimana di pausa dopo essere stati in tour per un sacco di tempo, ed è una cosa di cui avevamo bisogno. Fra poco ripartiremo ed arriveremo in Italia, a Bologna.

Sembri parecchi occupato
Si, abbiamo un'agenda parecchio fitta!

Qualche giorno fa, durante il tour, siete usciti con Cold, il primo singolo del nuovo album, Violence: devo dirti che ho visto il video e ho sentito il brano, ed è un brano parecchio intenso. Come è nato, come mai l'avete scelta? Non è un pezzo facile
Abbiamo lavorato con un video director con cui avevamo già lavorato molto in passato, si chiama Rahi Rezvani, e abbiamo fatto le riprese su questo ghiacciaio in Islanda, e Drew Jacobi, la ballerina, è stata incredibile in questo video, soprattutto perché è riuscita ad essere estremamente espressiva: la relazione fra immagini e musica è potentissima, e parla proprio di una relazione “fredda”, che si allontana. Rahi ha lavorato parecchio, e il risultato è un video molto intenso di cui siamo davvero soddisfatti.

Editors - Cold (Official Video)


So che voi date parecchia importanza alla parte visuale della vostra musica oltre a quella prettamente musicale. Deduco che la loro lavorazione per voi rivesta un ruolo fondamentale per dare un significato ai vostri brani.
Si, direi di si. Ovviamente i video ora sono diversi da quello che erano all'inizio del 2000, quando un sacco di gente guardava MTV. Sono rappresentazioni visuali della canzone, adesso, e se prima era necessario che i membri della band si vedessero ora a volte non ci sono nemmeno. Credo sia un mezzo per esprimere noi stessi e in ogni video c'è il nostro mondo. E' importante per noi.

Personalmente sono curioso: le idee sono tutte del regista o avete lavorato tutti insieme?
Il processo è interessante: a lui piace il nostro lavoro, il che significa che sente molto la nostra musica, il che è fantastico. Lui butta giù un'idea, e spesso noi ci inseriamo in qualche modo a metà lavoro, ma adesso che lavoriamo con lui da tempo e ci fidiamo lasciamo che Rahi sviluppi il concetto, perché sappiamo che sarà qualcosa di realmente vicino alla musica.

Se non mi sbaglio non era così all'inizio della vostra carriera, tutto questo lavoro su un concept è una cosa nuova. E' vero?
Si, è così.

 
E' un momento più maturo della vostra carriera?
Si, abbiamo iniziato a seguire anche questo aspetto dal 2015, prima ascoltavamo le opinioni di tutti, di un sacco di gente diversa. In questo modo non crei relazioni con le persone, e non sviluppi l'identità che stavamo cercando: volevamo costruire la nostra immagine. Adesso tutto è diverso, e ci godiamo la nostra relazione con Rahi.

 
Ho letto un po' di interviste da quando l'album è uscito: non volevo chiederti le stesse cose. Ho quest'idea che il processo di Violence non sia stato così lineare. Sembra essere stato un lavoro molto pensato e difficile. Che ne pensi?
Si, credo che i temi e le cose di cui parla il disco siano complesse, abbiamo chiamato il disco Violence e inserito tracce che parlano del mondo in cui viviamo. Su internet ci sono un sacco di opinioni su ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, ma la realtà è più complessa. La vita è complessa, e il nostro disco è complesso: le cose non seguono linee rette, ed è questo che abbiamo cercato di trasmettere. E' un disco che parla di dettagli, e senza la complessità i dettagli non significano più niente.

In generale credo che gli Editors sia una di quelle band che non amano abbandonarsi a canzoni orecchiabili e hit: credo che il vostro successo sia basato sul duro lavoro e decisioni difficili.
Si, ha parecchio senso. E' come ci sentiamo.

Tu sei entrato nella band in seguito, ma credi sia stato un rischio calcolato?
Credo che sia stato un grosso rischio: quando sono entrato sono stati molto aperti e mi hanno lasciato dare gli input che avevo, essere parte del grande processo. A pensarci ora è una cosa grandiosa: crei una band, lavori duro e arrivi al successo creando armonia nel gruppo. La dimostrazione è che ancora adesso funzioniamo così, tutti apportiamo le nostre idee diverse, ed è così che funziona.

Nel periodo in cui gli Editors uscirono era il top del periodo dei talent in UK: era il momento giusto per essere una band così complessa?
Rischio doppio!

 
L'anno scorso avete suonato due show in Italia, e io c'ero. Cosa vi piace del nostro paese quando venite, avete il tempo di visitare e godervelo?
Si, cerco di stare in Italia più che posso: eravamo a Milano, mi sono perso un po' di tempo per girare ed è un paese bellissimo, sono stato in Toscana prima. Adoro l'Italia.

La comunicazione per il vostro show a Bologna è stata molto buona e i vostri fan non vedono l'ora che arriviate. Dopo questo disco cosa succederà nel futuro degli Editors, e dopo il tour?
Abbiamo qualcosa in mente, ma succederà l'anno prossimo. Ora vogliamo solo fare questo tour al meglio delle nostre possibilità, e vedere cosa succederà dopo.

C'è qualche festival o qualche venue dove non siete mai stati e vorresti andare?
Si, credo che ci piacerebbe esplorare di più il Sud America. Siamo stati in Messico, ma vorremmo suonare anche in posti diversi: la gente li è incredibile.

Ok, voglio chiudere l'intervista con due domande personali: cosa significa la musica per te in 3 parole, e perché queste 3 parole?
In 3 parole cosa rappresenta la musica per me? Uhm...per me la musica è religione, vita, immagino...è il luogo dove metto tutti i miei sogni. E' dura da spiegare: nella musica ho trovato il significato della vita, quando faccio musica mi sento in pace, non penso al mondo, non ho distrazioni, è come meditare. E' parte di me.

Quando eri un teenager e sognai di essere un musicista, quali sono stati i tre dischi che ti hanno segnato e non possono mancare nella tua collezione? Questa è la domanda più difficile, tutti si piantano su questa!
Uhm...”Disintegration” dei Cure, sicuramente...che sono ancora la mia band preferita. Ci abbiamo suonato insieme, ed è stato un sogno che si avvera. E “Mellon Collie and the infinite sadness” degli Smashing Pumpkins. E' un disco che adoro e mi ha fatto innamorare della musica. E “Kid-A” dei Radiohead, che mi ha aperto le porte dell'elettronica.

Intervista a cura di Luigi Rizzo
Copywriting a cura di Valentina Ceccatelli.
 

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