Nightguide intervista Arau

Nightguide intervista Arau


1.Ciao Arau, abbiamo ascoltato la tua versione de “L'anno che verrà” di Lucio Dalla e ci è piaciuta molto, per cui approfondendo abbiamo notato che in realtà è la “colonna sonora” di un cortometraggio, intitolato “Un'altra musica”, che hai realizzato a settembre e in cui hai recitato tu stesso. Vuoi parlarcene meglio?
Un saluto a voi di Nightguide e bentrovati! Il cortometraggio “Un'altra musica” è in realtà la punta dell'iceberg di un progetto nato con l'idea di parlare e in qualche modo far rivivere i grandi cantautori che hanno fatto la storia del nostro Paese, partendo dalla loro musica e adattandola in chiave slide guitar Weissenborn, il mio strumento e mio marchio di fabbrica. Non si tratta semplicemente di un lavoro di cover dei cantautori, bensì all'interno sarete proiettati in una piccola narrazione, che ha lo scopo di traghettare gli spettatori in un percorso ben preciso che è quello del mondo di Arau.
 
 
2.Chi sono i protagonisti di questo cortometraggio e com'è nata la sua storia?
I protagonisti sono il proprietario del locale, interpretato dal grande Franz Campi, un artista a tutto tondo: cantautore (fu lui, per esempio, a scrivere il successo di Gianni Morandi “Banane e lamponi”), attore di teatro e nonché presentatore di eventi e festival legati alla musica. Il ruolo che interpreta è quello di un ristoratore bizzarro ma che simpatizza per gli artisti che capitano frequentemente nel suo locale.
 
Poi c'è la cameriera, interpretata da un'altra straordinaria artista quale è Anita Giovannini: un'attrice di teatro, nata e cresciuta Bologna, che ha avuto esperienze tra fiction, cortometraggi e addirittura in America ha collaborato con il “re dei clown”, Jango Edwards. La cameriera che interpreta lei è un po'... sopra le righe...
 
Infine c'è questo musicista non proprio fortunato, Arau, che si trova a cenare nel loro locale (“da Vito”, storico ristorante di Bologna dove si ritrovavano in passato i più grandi cantautori agli esordi).
 
La storia di questo cortometraggio nasce un po' dall'esigenza di uscire dai soliti cliché del classico video musicale presentato per i singoli o peggio ancora il cliché delle cover riproposte senza personalità. L'intento di Arau è cercare di staccarsi da tutto alla ricerca di qualcosa di originale, non ancora visto, e di unire la realtà con la finzione, creando quello che io chiamo “corto circuito mediatico”, cioè tentare di lasciare lo spettatore nel dubbio di comprendere quanto Arau sta raccontando di se stesso e quanto di quell'esperienza personale è in realtà un'esperienza condivisa da molti artisti non solo di quest'epoca ma anche dei decenni passati.
 
 
3.Ci tieni molto a far comprendere la differenza tra l'approccio di questo tuo lavoro e le comuni “cover”, come potrebbe a primo acchito sembrare il tuo riproporre uno dei più grandi successi di Lucio Dalla. In cosa il lavoro che sta facendo Arau è diverso dalla consuetudine delle cover?
Quando si parla di cover per me è imprescindibile cambiarne le regole: che senso ha rifare un brano nello stesso modo in cui è stato fatto, suonato e interpretato da qualcuno più grande di te e prima di te? L'interesse di riascoltare una canzone già conosciuta può, a mio avviso, nascere solo quando non si segue quanto fatto in precedenza ma si cambiano appunto le regole. Non tutte ovviamente, nel senso che una “fedeltà armonica” deve rimanere, ma una cosa molto importante è che la cover sia sempre una sorta di emanazione dell'artista che la reinterpreta. E questo è quello che ho cercato di fare con “L'anno che verrà”.
 
Poi c'è la mia chitarra slide weissenborn, che reputo uno strumento magico. In Italia credo sia ancora uno strumento da scoprire, e l'idea di fare tante cover di artisti famosi suonate in acustico con questo strumento mi entusiasmava parecchio! Spero possa fare altrettanto con chi ascolta.
 
 
4.Sicuramente, infatti la tua versione è davvero originale. Ci hanno colpito particolarmente gli arrangiamenti (che proprio la slide guitar ha saputo rendere praticamente inediti) e la gestione molto personale delle dinamiche del brano, diverse da quelle della versione di Dalla. Quanto e in che modo hai lavorato sul pezzo per dargli un'impronta che fosse più affine al tuo stile?
La mia idea era quella di “svecchiare” un po' il brano, poiché è una canzone “saccheggiata” orami da tanti. Volevo provare a portare una ventata di novità per riportare il brano al suo stato originario, quando (ascoltandolo per la prima volta) risultava un capolavoro innovativo e tutt'altro che scontato e banale come la maggior parte dei suoi rifacimenti odierni.
 
Non ho pensato tanto a un indirizzo di pubblico, sapendo anche che avrei potuto urtare i tanti fan di Lucio Dalla, ma ho seguito semplicemente le mie emozioni, per non farmi distrarre dalle voci delle sirene sugli scogli... Fondamentalmente io suono quello che sento dentro di me, per cui ho cercato un buon “groove” che si ponesse al centro di tutto, ed è lì che ho cercato di mettere tutte le mie idee per avvicinare il brano il più possibile al mio modo d'essere.
 
 
5.Prima di “Un'altra musica” si può dire che ci sia stato “un altro Arau”, nel senso che hai prodotto alcuni lavori inediti. Qual è ad oggi la tua discografia e dove possiamo ascoltarla?
Il primo lavoro di Arau è del lontano 2013 e si intitola “Rabdoamanti”, un disco che però fonde alcuni inediti con alcuni brani di altri autori. Non ebbe molta fortuna, ma mi piace ricordarlo perché racconta tutta la mia voglia di sperimentare e trovare nuove strade. È praticamente introvabile, ma lascio ai più curiosi la ricerca online...
 
Nel 2016, invece, dato che nel frattempo non mi sono dato per vinto ma anzi ho sfruttato quell'esperienza per crescere artisticamente e personalmente, ho scritto il mio secondo album, “La lunga eclisse”, lavorato in diversi studi di registrazione: il Boat Studio di Marco Paradisi, l'Overstudio di Raul Girotti e lo Studio Impatto di Celso Valli e Marco Borsatti al mix. Con questo disco ho sentito davvero un cambio di rotta nel mio modo di comporre brani ed è a partire da quello che sto cercando le mie prossime evoluzioni come autore.
 
 
6.I lavori che stai promuovendo, comunque, sono tutti autoprodotti? Oppure ti sei avvalso del supporto di qualche etichetta discografica?
Sì, i miei lavori sono autoprodotti e questo fatto spero possa testimoniare anche il cuore e la sincerità che ci metto nel mio lavoro. Attualmente collaboro con un team di musicisti e di studi di registrazione che mi garantiscono libertà di espressione, e inoltre mi avvalgo dell'esperienza e della professionalità di un ufficio stampa comprovato come ArtLovers Promotion.
 
Sostanzialmente non vedo grosse differenze tra autoproduzioni ed etichette major perché in entrambi i casi serve mettere al centro la creatività, l'estro e la caratura di un progetto artistico solido.
 
Vent'anni fa, quando tu pensavi alle major, pensavi a un matrimonio che avrebbe consolidato il tuo possibile sogno artistico; oggi molte cose sono cambiate. Sostanzialmente, invece, quello che non è cambiato mai è il rapporto di potere che le major hanno con il mondo dei media, perché comprano gli spazi nelle più grandi radio o nelle più grandi kermesse televisive (una su tutte e forse il caso più eclatante è certamente la kermesse sanremese, dove non hanno ancora mai trovato spazio artisti - magari bravissimi - che vengono dalle autoproduzioni). Non voglio fare sterile polemica su questo discorso, ma mi riferivo più a testimonianze di chi ne sa molto più di Arau, come ad esempio mi viene in mente una polemica venuta fuori qualche tempo tramite Sergio Caputo.
 
Io mi auguro solo che il fermento che c'è oggi possa svegliare un po' gli addetti ai lavori e permettergli di ascoltare le proposte anche quando provengono dal basso: sarà più difficile ma chi ha detto che la vita è facile?
 
 
7.Infatti c'è da dire che oggi le proposte sono tantissime, molte davvero valide e pochissime di queste valide fanno capo alle major. Quindi, restando in ambito “etichette”, ma questa volta non ci riferiamo alle label bensì alle definizioni che si usa dare agli artisti: se dovessi presentarti a chi non ti ha mai ascoltato prima, quali “etichette” ti incolleresti addosso, in modo tale che si possa capire in che parte del vasto mondo della musica si colloca la tua proposta?
Scrivo prevalentemente canzoni romantiche, cercando ogni volta nuove ispirazioni e idee, e non cerco di capire quale strada dovrò prendere: se in direzione del rock, del pop o di altri generi ancora. Mi lascio guidare dall'istinto, a volte sicuramente sbagliando, ma so che qualunque scelta tra le diverse strade che mi si presentano di fronte è sempre la mia scelta, sempre sincera e fedele al mio modo di essere, e questo spero che mi permetterà di definire e concretizzare sempre meglio la mia idea di musica.
 
Se proprio vogliamo incollare un'etichetta, comunque, chissà... forse possiamo dire che Arau suona un genere definito come “Neo Romantic Rock”! Mettiamola così.
 
 
8.Quali sono gli artisti che reputi imprescindibili per la formazione del tuo gusto musicale e quindi della tua musica?
Qui la lista è infinita: ma per gli stranieri non ho dubbi: Alice in Chains e Ben Harper e tra i più recenti Martin Harley; tra gli italiani, penso che Niccolò Fabi abbia una capacità di scrittura dettata dalla sua grande cultura e per me è davvero un grande esempio e fonte di ispirazione.
 
 
9.Ci sono concerti in vista? Dove possiamo aggiornarci per sapere dove e quando suonerai dal vivo?
Attualmente sono in studio al lavoro sul mio nuovo singolo, questa volta inedito, e sul suo videoclip, che spero di far uscire per aprile. Vi posso anticipare che l'assolo di slide guitar che ho suonato all'interno del brano vi farà scatenare!
 
Poi parallelamente stiamo lavorando anche al brano del secondo episodio di “Un'altra musica”. Questa volta al centro dei riflettori ci sarà De Andrè.
 
I concerti quindi per adesso dovranno aspettare ma per seguire gli aggiornamenti vi basta andare sul mio sito ufficiale, www.arau.it, o su tutti i miei canali social (mi trovate generalmente come “ARAUmusic”).
 
 
10.Chiudiamo questa intervista con un saluto ai nostri lettori.
 
Ringrazio voi di Nightguide e vi lascio augurandovi buona Vita e buona Musica!
 
ALBERTO PELLEGRINI

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