Intervista con lo scrittore Mario Petillo

Intervista con lo scrittore Mario Petillo

Mario Petillo è nato nel 1990 a Salerno e vive a Milano. Storyteller e sceneggiatore, ha lavorato per dieci anni come giornalista nel settore dei videogiochi, del cinema e del calcio. Lavora in un'agenzia di comunicazione e ricopre il ruolo di ufficio stampa e social media manager per diversi brand internazionali. “James Hook. Il pirata che navigò in cielo” (Scatole Parlanti, 2019)  è il suo romanzo d'esordio.
 
 
«Di cosa parla il tuo romanzo d'esordio James Hook. Il pirata che navigò in cielo?».
È la storia di un ragazzo, che dopo aver perso la madre in giovanissima età, decide di raccogliere la sua eredità culturale e provare a diventare qualcuno per cambiare il mondo nel quale viveva. Purtroppo una notte, mentre era attentamente chino sulle sue sudate carte, qualcosa è arrivato a strapparlo da quella scelta di vita compiuta e sottraendogli la giovinezza lo ha costretto a cambiare completamente la propria vita, spingendolo in una battaglia che se poi ha combattuto con tutte le sue forze, in un primo momento non era intenzionato a vivere. Ovviamente parliamo di James Hook, Capitan Uncino, e raccontarla con queste parole è un modo diverso per far capire al lettore che non bisogna necessariamente essere appassionati di Peter Pan o della storia a lui collegata per leggere James Hook: il mio romanzo è un simbolismo continuo e racconta la vita di tutti i giorni, ma soprattutto di tutti noi.
 
«Quali sono i motivi che ti hanno spinto a scrivere una storia in cui getti nuova luce sulla vita di Capitan Uncino e sul suo odio all'apparenza immotivato per Peter Pan?».
Proprio il fatto che il suo odio sia immotivato all'apparenza. Doveva esserci necessariamente un motivo e non si poteva pensare che James non avesse motivi per odiare Peter Pan. Riabilitare un personaggio all'apparenza negativo significa proprio questo, per me: dargli un movente e spingere i lettori a comprendere che forse la sua versione dei fatti, il suo ideale, non era così sbagliata come si pensava in origine.
 
«Chi è davvero James Hook? Come lo descriverebbe il suo autore?».
 
James è un vinto. Ovviamente non nasce come tale, ma lo diventa. Nel suo essere vinto, però, va apprezzato il suo aver voluto combattere, il suo non essersi arreso al fato o al destino: ha voluto che le cose cambiassero. Da un ragazzino cresciuto in una campagna di una contea non proprio centrale dell'Inghilterra nessuno si sarebbe mai aspettato un esercito di pirati pronto a volare in cielo e arrivare a dare battaglia a Peter Pan. Lui l'ha fatto, dimostrando che anche a ciò che sembra ineluttabile ci si può ribellare e provare a creare un contrasto: Pan gli diceva che da Neverland nessuno poteva andare via, che nessuno poteva entrare all'Isola che non C'è con un'arma, eppure...
 
«Cosa c'è di vero nella storia raccontata in James Hook. Il pirata che navigò in cielo? Come sei riuscito a intrecciare una vicenda di fiction con fatti storici realmente accaduti?».
Crowthorne, la città che dà i natali a James, è reale. Lo sono le strade, i nomi dei briganti citati, le vicende raccontate nei primi tre capitoli del mio romanzo. Lo è anche Wokingham, ovviamente: sono due cittadine nei pressi di Reading, nelle quali si arriva con un treno equiparabile ai nostri regionali. La collinetta sulla quale è posizionata la casa di James è reale, così come il laghetto che si trova ai piedi di quella zona: sono tutti luoghi figli di rilevamenti sul territorio fatti in prima persona. Ovviamente anche Eton è reale, come penso sia noto nella cultura generale di tutti. Così come anche Edward Teach, la cui vita è documentata con tantissimi film e libri: tutti gli uomini che girano intorno alla figura di Barbanera, compreso Israel Hands, fondamentale nell'evoluzione del personaggio di James, appartengono alla storia. Ovviamente intrecciare il tutto, calando un personaggio fantastico in un contesto reale, non è stato facile: bisognava fare in modo che James arrivasse all'Isola che non C'è nonostante la sua età avanzata e il fatto che Peter fosse l'unico a conoscere a strada e il modo per giungervi. Allo stesso tempo c'era la necessità di rispettare le indicazioni di Barrie: James aveva studiato a Eton ed era stato il nostromo di Barbanera. Con tanto studio e con tanta fantasia sono riuscito a rendere il tutto credibile: d'altronde l'obiettivo era quello di costruire qualcosa il più prossimo possibile alla realtà, facendo pensare che James Hook, in realtà, sia esistito. La sua presenza, d'altronde, giustifica tanti avvenimenti dei quali non si parla nei libri di storia quando si tratta il personaggio di Edward Teach.
 
«Quali sono le opere e gli autori che ti hanno influenzato maggiormente?».
Dire Peter Pan di James Barrie è abbastanza scontato. Prima di gettarmi a capofitto nella scrittura, però, avevo letto “La vera storia del pirata Long John Silver” di Björn Larsson, con l'obiettivo di comprendere alcune meccaniche biografiche. Per quanto riguarda il mio modo di approcciare la scrittura posso sicuramente dire che l'autore che mi ha maggiormente influenzato, da sempre, è Gustave Flaubert che, insieme a Fedor Dostoevskij, identifico come il mio scrittore preferito. Qualche influenza l'ho avuta anche da Luciano Bianciardi e il suo “La vita agra”, senza dimenticare che se oggi faccio anche questo mestiere è solo perché la mia stella guida è illuminata da Walter Elias Disney.
 
«Come è stato accolto il tuo romanzo dagli affezionati lettori di Peter Pan di J. M. Barrie?».
Non mi sono scontrato con nessun integralista della figura di Peter Pan, per fortuna. Forse perché se ne sono tenuti a distanza a prescindere, ma sono supposizioni. In ogni caso chi ha deciso di approcciare il romanzo partendo da un background legato all'opera di James Barrie e ha pensato di restituirmi poi un feedback ne è uscito sorpreso, soprattutto dinanzi al suo poter finalmente sposare la causa di James. Volevo riabilitarlo agli occhi del pubblico, ma parte del pubblico non vedeva, forse, l'ora di giustificare il comportamento stesso di James.
 
«Sei a lavoro su un nuovo romanzo? Puoi darci qualche anticipazione?».
Sì, ma non è ancora il momento di parlarne. Posso invece accennarvi che sto lavorando a una graphic novel che racconterà la fase di produzione di Fantasia, dall'incontro tra Walt Disney e Leopold Stokowski, attraversando tanti aneddoti come ad esempio l'inattesa comparsa di Sergej Prokofiev negli studi di Burbank, fino alla serata d'esordio al Broadway Theatre di New York il 13 novembre 1940. Così come Walt Disney riuscì a far muovere l'onda sonora a schermo, la disegnatrice che si sta occupando della mia graphic novel avrà l'onere di farla muovere con le sue illustrazioni.
 
Titolo: James Hook. Il pirata che navigò in cielo
Autore: Mario Petillo
Genere: Fantasy/Storico
Casa Editrice: Scatole Parlanti
Collana: Mondi
Pagine: 200
Prezzo: 15,00 €
Codice ISBN: 978-88-328-11-872
 
Contatti
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https://www.scatoleparlanti.it/prodotto/james-hook/
https://www.amazon.it/James-Hook-pirata-navig%C3%B2-cielo/dp/8832811871
 
 
 

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