Nightguide intervista wLOG

Nightguide intervista wLOG


wLOG ha fatto uscire Indiani d'America, il suo nuovo singolo, il 20 Marzo: dopo Un solo colpo è il secondo estratto dell'EP che uscirà questa primavera, e unisce sentimento e musica pop con l'elettronica. wLOG, cantautore milanese che vive ormai da tempo nel parco delle Orobie a 1200 metri di altitudine, racconta cosa significa essere straniero in patria, sentirsi isolati in casa propria a causa dei giudizi degli altri, proprio come è successo ai nativi americani. La “riserva” di wLOG sono le montagne, ma potrebbe essere tranquillamente nella testa di ognuno di noi. Ci siamo fatti raccontare qualcosa sulla canzone, sul disco in arrivo e su cosa significa, adesso “stare con gli indiani”.





Prima di tutto, ho sempre tifato per gli indiani pure io. Disperatamente. La rabbia che provai da piccola quando scoprii che “l'uomo bianco” aveva ammazzato un intero popolo è una roba che mi ricordo ancora. Quindi, ti chiedo: questo “stare con gli indiani”, essere dalla parte dgli underdogs, quelli che lottano ma sono destinati comunque a perdere anche se nel giusto, è una parte importante della tua musica?
Ciao! Decisamente si. Credo che nelle mie canzoni ci sia una costante ricerca del sentimento puro e quindi dalla parte dei sentimenti. Senza nessun tipo di allusione politica posso dire che l'amore, i diritti emozionali e l'evoluzione sentimentale sono e saranno centrali nelle mie produzioni.


Seconda cosa: la stanza, l'appartamento, il monolocale in cui si è costretti dal lockdown può essere una riserva, in un certo senso, e lo trovo geniale. Cosa c'è nella tua riserva, cosa combina un artista chiuso dentro una riserva per tutto questo tempo?
Prima di tutto devo dirti che sono in riserva da tanto tempo. Ormai sono otto anni che vivo a 1200 metri di altitudine nel parco delle Orobie. Sono immigrato nei boschi dalla città di Milano. Ho vissuto momenti difficili e duri, ma ora sono in una ricerca equilibrata. La vita a contatto della natura mi ha insegnato l'accettazione del ciclo naturale delle cose e la canalizzazione delle pulsioni. Nella mia stanza piu' intima ci sono luci, ombre, i miei strumenti, testi ovunque, un comodo letto ed il mio meticcio volpe cane.


Indiani d'America è uscito il 20 Marzo: sai già come sta andando? E ci puoi anticipare qualcosa sull'EP in uscita in primavera?
Il brano sta andando bene. Non sono molto attento agli andamenti di streams. Non lo dico per snobismo, ma è la verità. Il disco in uscita è un lavoro del quale sono molto soddisfatto. Ho voglia di farlo sentire. C'è sperimentazione ed un marcato nuovo sound. Brani diversi tra loro, ma allo stesso tempo ricollegabili. Ho spaziato tra tantissime soluzioni armoniche e sonore. Farà viaggiare...


A proposito dell'EP: stai facendo uscire la tua musica in un periodo strano forte. Sarà dura fare concerti, non sappiamo quando potremo di nuovo trovarci sotto un palco. Come ci si sente a pubblicare il proprio materiale in un momento così?
Alcuni brani sono nati per i live. Detto questo so che il mio disco farà bene ai cuori anche se poggiati su un divano. Non mi sento particolarmente stranito da questo. Sono anche fiducioso che avrò modo di suonarlo dal vivo.


Stai a Milano, il capoluogo della regione più colpita dalla pandemia. Questa situazione ha cambiato il tuo modo di fare musica? Ti ha ispirato per comporre o è successo tutto il contrario?
In realtà sono Milanese, ma vivo nella Bergamasca. Nel vero centro della pandemia. Per mia scelta non ho raccontato ciò che ho vissuto e visto. E' stata dura. Sono contrario alla spettacolarizzazione di certe situazioni. In realtà già i brani di gennaio erano adatti a questo momento e ciò ha davvero dell'incredibile. In ogni caso tutta questa situazione ha ispirato i lavori che ci saranno nel disco. Saranno punti di vista un po' diversi. Scrivo tutti i giorni da tantissimi anni. Quasi tutto ciò che succede dentro e fuori di me sfocia in una canzone.


Domanda a cui non scappa nessuno: quali sono i tuoi tre dischi preferiti?
Difficile perché vado a brani. Un disco intero faccio fatica. Però dico : Wind and whutering ( Genesis ), Phoenix ( united), Berlin Calling ( paul kalkbrenner)

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