Nightguide intervista i REVEERS

Nightguide intervista i REVEERS

La giovane band udinese Reveers si forma nell'estate del 2015, trovandosi per improvvisare facendo jam e, dopo qualche mese, decide di iniziare a scrivere brani propri. Progredendo nella scrittura di canzoni si delinea un suono e una filosofia più elaborata e differente dagli esordi. I vari brani nascono da improvvisazioni per poi essere levigati successivamente da tutti i componenti, in alcuni casi attraverso interscambi di strumenti per dare diverse atmosfere alle composizioni. La band è costituita da Fabio Tomada alla chitarra elettrica, Ismaele Marangone alle tastiere e voce, occasionalmente al basso, Elia Amedeo Martina al basso e chitarra acustica e Giulio Ghirardini alla batteria, voce e percussioni.
Tra la fine del 2016 e l'inizio del 2017 avviene l'incontro dei Reveers con la Toks Records che, assieme a Music Force, pubblica in giugno il loro album d'esordio dal titolo “To find a place”; Nightguide li ha intervistati. ù


Come nasce la vostra band?
Ci siamo trovati per improvvisare e dopo un po' abbiamo deciso di soffermarci su quello che suonavamo per svilupparlo fino a farlo diventare canzone. 

E cosa significa questo nome, REVEERS?
Reveers è l'insieme di due parole: “reverse” cioè “al contrario” e “reverie” che significa “sogno ad occhi aperti”. La parola di per sé non ha un significato preciso, ma la pronuncia ci attirava. 

Il vostro primo disco è “To find a place”: vi va di raccontarcene la genesi?
L'idea del disco nasce dalla nostra volontà di materializzare esperienze e immortalarle in musica, in modo che l'ascoltatore possa identificarsi in loro creando un legame empatico tra esecutore e ascoltatore. 

Perché avete scelto la lingua inglese e non l'italiano?
Pensiamo che sia una lingua internazionale nella sua musicalità, scrivendo i testi in italiano si sarebbe persa la globalità del significato. 

Chi si occupa dei testi nei Reveers?
Principalmente se ne occupa il cantante, Ismaele, ma ognuno di noi porta il suo contributo.

Il pezzo più rappresentativo del disco?
“Fortune Teller”, perché lo consideriamo la sintesi espressiva del nostro sound ed è, probabilmente, il brano da cui si sono sviluppati gli altri pezzi. 

E chi sono gli artisti che hanno influenzato maggiormente il vostro percorso artistico?
Le nostre influenze comprendono gruppi del passato quali Genesis, Pink Floyd, Beatles ma anche gruppi attuali come i Radiohead, Floating Points e i primi Coldplay. 

Parlateci dei vostri prossimi impegni, tra palco e non.
Prossimamente suoneremo a Marano per il Toks Day insieme ai gruppi dell'etichetta, oltre ad altri concerti nella zona udinese. Per il resto ci stiamo concentrando sulla scrittura di nuove canzoni e sperimentando nuove sonorità.

 

Album Tracklist:
1.    Low to the ground
2.    Fortune teller
3.    Thesis, antithesis and synthesis
4.    Music for a silent film
5.    Mosaico
6.    Spheres
7.    Waves from the sky
8.    Blind alley
 

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