Nightguide intervista gli Auri

Nightguide intervista gli Auri


Definire gli Auri un supergruppo forse non è corretto, ma sicuramente uniscono alcuni fra i musicisti migliori in circolazione: Tuomas Holopainen e Troy Donockley dei Nightwish si sono uniti a Johanna Kurkela, cantautrice finlandese, per creare una band che avevano nel cassetto da anni, e che finalmente sono riusciti a realizzare. Il risultato sono gli Auri, e il loro primo lavoro, Auri,  è stato definito da Tuomas Holopainen stesso “una caduta nella tana del Bianconiglio”. Ne abbiamo parlato con Johanna Kurkela.





Tuomas ha descritto la vostra musica come “una caduta nella tana del Bianconiglio”: perché avete deciso di entrare la dentro, e cosa ci avete trovato?
Gli Auri sono stati formati da tre amici che volevano ascoltare e fare musica che ancora non era al mondo. Siamo stati fan l'uno dell'altro dalla prima nota che abbiamo sentito, e abbiamo collaborato ai nostri progetti musicali in molte occasioni, nel passato, quindi credo si possa dire che lo spirito della collaborazione è sempre stato molto presente. Negli anni si è trasformato in questa visione, un sogno condiviso di un unico universo musicale infinito e senza paura al quale noi tre avremmo potuto dare vita insieme. Ma, come succede, spesso la vita ci fa aspettare prima di poter realizzare i nostri sogni e noi tre siamo stati molto occupati con le nostre rispettive carriere finché, nel 2017, siamo stati finalmente in grado di imbarcarci in questa spedizione musicale tanto attesa, insieme.


Avete chiamato gli Auri “il progetto” per anni, e ora il vostro primo album sta finalmente per uscire: come ci si sente?
Il modo in cui l'album si è rivelato è ancora un po' misterioso. Non abbiamo mai realmente parlato di come l'album avrebbe dovuto essere, o che tipo di canzoni scrivere. Non avevamo un concept, nessun songwriter principale e nessun produttore. Tutti e tre abbiamo solo buttato li idee e canzoni e abbiamo collaborato partendo da li, spedendo e rispedendo file, lasciandoci stupire da ciò che gli altri avevano fatto, aggiungendo qualcosa di nuovo e trascinando tutto quanto avanti per altre idee e sviluppi. in un certo senso è stato come avere la conversazione più ispiratrice e illuminante fra tre persone. Non ci sono mai stati disaccordi, nè abbiamo mai pensato che una traccia non c'entrasse col resto. E' stato il viaggio più liscio mai sperimentato nel fare musica, come se la musica stesse stranamente uscendo dalla stessa sorgente, nonostante fossimo in tre a farla.


Credo che il finlandese sia una lingua molto musicale, avete mai considerato la possibilità di cantare anche in questa lingua o avete deciso per l'inglese fin dall'inizio?
Per la musica e i testi ci siamo ispirati a ciò che amiamo: camminare nella foresta raccogliendo funghi in autunno, per esempio, è ciò da cui la prima metà di “Them Than Chanterelles” è stata ispirata. Anche i libri di Patrick Rothfuss, i film che amiamo, le persone a cui vogliamo bene, la vita e il modo di viverla, tutto questo filtra nella musica degli Auri. L'unica canzone che è stata scritta prima dell'effettiva fase di songwriting è “Aphrodite Rising” del 2011 che, in un certo senso, è stato il tentativo preliminare di scaldare i motori per una collaborazione di qualche tipo. In ogni caso, in quel momento, ci siamo resi conto che avevamo bisogno di spazio per fare le cose come dovevano essere fatte, e quindi la canzone è stata messa da parte e il sogno è stato fermo per altri sei anni.


La musica degli Auri non somiglia a niente che abbia mai sentito prima, è una specie di fusione fra ciò che preferisco, colonne sonore e metal, ma il fatto è questo: non è metal nella definizione classica che gli si può dare, non è etnica...credo che quando qualcosa è così difficile da definire debba essere qualcosa di nuovo. Cosa ne pensi? E come siete arrivati alla definizione celestial metal?
Ancora oggi per me è difficile categorizzare la musica degli Auri. Non avevamo in mente nessun linguaggio o genere particolare componendo, ma l'opposto. Alla fine credo che stessimo solo seguendo istintivamente il sentiero della musica che ci sembrava giusto, senza preoccuparci che fosse ortodosso o meno combinare le cose nel modo in cui le abbiamo combinate. Alcune cose sono state cantate in inglese, alcune in latino, c'è una poesia recitata in finlandese e melodie senza alcun testo. E' stato molto liberatorio lavorare con questa mentalità, senza pressioni o aspettative che ci confinassero, senza preoccuparsi di ciò che le persone potessero pensare o come avrebbero potuto sentirsi riguardo al risultato. La sola cosa che volevamo fare era fare musica che ci estasiasse, e divertirci un sacco. Ed è esattamente ciò che abbiamo fatto.


Puoi dirci la tua opinione su questo album, ciò che senti o ciò che significa per te?
Credo che ogni artista sia una spugna che assorbe influenze da cose che ritiene significanti. Per la maggior parte delle volte la sorgente da cui traiamo ispirazione resta a livello inconscio. Negli Auri si possono sentire moltissime influenze ma, più che cercare di rilevarle tutte, preferiremmo che ci ascolta smettesse di pensare e ascoltasse col cuore. Per me la magia della musica non è mai stata qualcosa che si possa catturare con le parole. E' un viaggio personale, un libro da colorare, i contorni di una scena da colorare con le emozioni di chi ascolta. Non c'è un modo giusto o sbagliato per interpretare una canzone se smuove qualcosa di profondo, bello e rinnovatore dentro chi ascolta. Per me oceani e musica sono connessi. Se fosse per me non darei nessuna categoria agli Auri, o alla musica in generale, ma se proprio dobbiamo “Celestial Metal”, come Troy l'ha brillantemente descritta, o magari World Music, potrebbero fare al caso nostro,


Ok, questa potrebbe sembrare una domanda stupida, ma cosa significa Auri? Viene dalla definizione latina di oro, o alba?
Il nome della band non è stato deciso fino all'anno scorso, quando abbiamo iniziato a lavorare più profondamente all'album e abbiamo realizzato che ci serviva un nome per la band. Abbiamo buttato li qualche idea e alla fine abbiamo pensato ad Auri, che ci è sembrato il nome perfetto. Viene dalla parola aura, che significa dorato, emanazione, atmosfera, brezza leggera eccetera. In Finlandia è usato come nome femminile. Ed è anche il nome di un personaggi di un libro di Patrick Rothfuss, un personaggio che vive nel suo mondo, quasi in un'altra dimensione rispetto al resto del mondo per il modo in cui sta sulle sue e il modo in cui percepisce la vita, uscendo solo con la luce della luna per sedersi sui tetti del mondo. Lei è un mistero profondissimo, ed è un mistero così bello da essere doloroso e infinitamente intrigante.


So che un tour non è previsto al momento, ma se lo fosse quale atmosfera potrebbe rendere giustizia a questo album?
Quando ci siamo lanciati in questa meravigliosa avventura con gli Auri non avevamo aspettative nè piani, a parte realizzare un disco e vedere cosa sarebbe successo, ma mentre le cose hanno iniziato ad evolversi, e visto l'enorme divertimento che abbiamo provato tutti, è diventato subito piuttosto chiaro che invece di essere un progetto per un solo disco gli Auri stavano diventando piuttosto velocemente una band. Nel futuro abbiamo grandi speranze di fare altri album e anche un tour, a un certo punto. Sarebbe bello poter suonare questa musica dal vivo in antichi castelli e cattedrali, per esempio! Ma al momento, nell'orizzonte immediato, ci sono altre cose più pressanti che ci terranno occupati per gli anni a venire. In ogni caso, fortunatamente per noi, non abbiamo fretta: il tempo è solo un'illusione e le idee per un altro disco degli Auri stanno già fluendo dolcemente dalle nostre teste.

auri, interviste, napalm records

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