E' MORTO BRUNO LAUZI, IL MONDO DELLA MUSICA IN LUTTO
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25/10/2006 | alceste
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cantautore genovese Bruno Lauzi, 69 anni, uno dei padri della moderna canzone italiana, e' morto dopo lunga malattia nella sua casa di Peschiera Borromeo (Milano). La notizia della morte di Lauzi, avvenuta martedi' pomeriggio, e' stata data dai familiari.
La cerimonia funebre si tiene nella chiesetta di San Bovio, frazione di Peschiera Borromeo (Milano). Nonostante la malattia da cui era stato colpito da tempo, Lauzi ha continuato a esercitare la sua attivita' fino all'aggravarsi del male. Una ventina di giorni fa era stato dimesso dalla clinica Humanitas ed era rientrato a casa, dove ieri e' morto circondato dai propri familiari. Lascia la moglie e un figlio, Maurizio di 37 anni.
La notizia della morte di Lauzi ha suscitato profonda emozione a Genova, citta' nella quale aveva vissuto a lungo stringendo un sodalizio artistico con altri cantanti come Umberto Bindi, Gino Paoli e Luigi Tenco, un sodalizio ribattezzato dai critici come la 'scuola genovese' dei cantautori italiani.E proprio il premio Tenco 2006 era stato assegnato lo scorso settembre a Lauzi, che era stato compagno di banco di Luigi. La consegna del riconoscimento e' in programma durante la rassegna della canzone d'autore dal 9 all' 11 novembre nel teatro Ariston di Sanremo.
Lauzi era anche direttore artistico del premio Bindi, istituito lo scorso anno per onorare la memoria dell'altro grande esponente della scuola genovese dei cantautori. Bruno Lauzi e' uno dei personaggi che all'inizio degli anni Sessanta hanno mutato radicalmente la scrittura e l'interpretazione della canzone in Italia. Con Tenco si appassiona della nuova musica americana che negli anni Cinquanta arriva in Italia ed in particolare nella sua Genova. E' soprattutto attratto dai 'songwriter' statunitensi e dal jazz, ma ben presto e' colpito anche dagli chansonnier francesi e dalla musica del Brasile (la cui lingua ricorda fra l'altro il dialetto genovese).
L'IRONIA DEL PADRE DELLA SCUOLA GENOVESE
E' stato un addio malinconico quello di Bruno Lauzi, lui personaggio dalla proverbiale ironia portato via da una malattia che lo ha costretto a un lungo declino fisico. Era nato ad Asmara, in Eritrea, nel 1937 ma e' stato uno dei fondatori di quella scuola genovese che con Luigi Tenco, Gino Paoli, Fabrizio De Andre', ha cambiato la storia della canzone italiana. Un poeta prestato alla musica che era partito dal jazz, insieme al suo amico Tenco, e che poi giocando con il dialetto genovese aveva scoperto la musica brasiliana della quale e' stato un fondamentale strumento di conoscenza per il nostro paese grazie anche alla sua amicizia con Vinicius De Moraes.
I suoi piu' grandi successi sono raccolti tra gli anni '70 e gli '80, quando dopo una carriera di autore d'elite, per la prima volta accetto' di misurarsi con la musica leggera tout court: ha scritto ''Piccolo uomo'' per Mia Martini e poi e' arrivato al primo posto della classifica con ''Amore caro amore bello'' firmato dalla coppia Mogol-Battisti.
In classifica e' arrivato anche con ''Onda su onda'', uno dei suoi pezzi piu' celebri e con ''Genova per noi'' il classico di Paolo Conte. Ma la sua storia era cominciata molto prima, dopo gli anni del jazz, nei '60 insieme a Giampiero Reverberi e Calabrese con dei pezzi pieni di ironia, primo tra tutti ''Garibaldi blues'', considerata per l'epoca troppo anticonformista. In quel periodo era piu' un artista da cabaret e da teatro che da classifica, anche se ha conosciuto un discreto successo con ''Ritornerai'' che gli schiuse le porte della televisione, e ha partecipato per esempio al disco per l'estate con ''Viva la liberta''' e nel '65 al Festival di Sanremo con ''Il tuo amore''. Il brano-manifesto della scuola genovese e' ''Il poeta'' ma una parte importante della sua carriera e' legata alla canzone francese. E' stato l'incontro con Serge Reggiani, attore famoso ma cantante molto conosciuto in Francia che lo introduce all'ambiente degli chansonnier piu' famosi per i quali Lauzi ha tradotto in italiano le canzoni. Il rapporto piu' fertile e' stato con Georges Moustaki del quali ha tradotto ''Lo straniero'' e ''Quando ti amo''. Tra i suoi pezzi piu' celebri ''Permette signora'' cantata da Piero Focaccia e ''Cento colpi alla tua porta'' cantata da Mino Reitano. Nella sua carriera ci sono anche tournee in Sudamerica con Mina, che ha inciso una memorabile versione de ''Il poeta'' e pezzi come ''La sindrome astigiana'' scritta per Paolo Conte, ''Fai fai'' dedicata al suo maestro De Moraes e ''Il leone e la gallina'' di Mogol e Battisti. Negli ultimi anni, escludendo la fase finale della malattia, Lauzi era rimasto un po' discosto dalla scena piu' importante perche' allergico ai meccanismi del mercato e troppo legato a un gusto di fare musica che non appartiene all'epoca dei computer.
MOGOL, HO DETTO UNA PREGHIERA E NE DIRO' UN'ALTRA
'Ho detto una preghiera e ne diro' un'altra'. Cosi' Mogol a proposito della scomparsa di Bruno Lauzi. Per lui, insieme a Lucio Battisti, Mogol ha scritto una serie di canzoni indimenticabili, da 'E penso a te' a 'Amore caro amore bello' a 'L'aquila'.
'Quando qualcuno muore dispiace. Se ne e' andato giovane - aggiunge Mogol - perche' aveva da tempo un grosso problema di salute. Lascia comunque un segno indelebile nella musica italiana'.
NOTIZIA ANSA
La cerimonia funebre si tiene nella chiesetta di San Bovio, frazione di Peschiera Borromeo (Milano). Nonostante la malattia da cui era stato colpito da tempo, Lauzi ha continuato a esercitare la sua attivita' fino all'aggravarsi del male. Una ventina di giorni fa era stato dimesso dalla clinica Humanitas ed era rientrato a casa, dove ieri e' morto circondato dai propri familiari. Lascia la moglie e un figlio, Maurizio di 37 anni.
La notizia della morte di Lauzi ha suscitato profonda emozione a Genova, citta' nella quale aveva vissuto a lungo stringendo un sodalizio artistico con altri cantanti come Umberto Bindi, Gino Paoli e Luigi Tenco, un sodalizio ribattezzato dai critici come la 'scuola genovese' dei cantautori italiani.E proprio il premio Tenco 2006 era stato assegnato lo scorso settembre a Lauzi, che era stato compagno di banco di Luigi. La consegna del riconoscimento e' in programma durante la rassegna della canzone d'autore dal 9 all' 11 novembre nel teatro Ariston di Sanremo.
Lauzi era anche direttore artistico del premio Bindi, istituito lo scorso anno per onorare la memoria dell'altro grande esponente della scuola genovese dei cantautori. Bruno Lauzi e' uno dei personaggi che all'inizio degli anni Sessanta hanno mutato radicalmente la scrittura e l'interpretazione della canzone in Italia. Con Tenco si appassiona della nuova musica americana che negli anni Cinquanta arriva in Italia ed in particolare nella sua Genova. E' soprattutto attratto dai 'songwriter' statunitensi e dal jazz, ma ben presto e' colpito anche dagli chansonnier francesi e dalla musica del Brasile (la cui lingua ricorda fra l'altro il dialetto genovese).
L'IRONIA DEL PADRE DELLA SCUOLA GENOVESE
E' stato un addio malinconico quello di Bruno Lauzi, lui personaggio dalla proverbiale ironia portato via da una malattia che lo ha costretto a un lungo declino fisico. Era nato ad Asmara, in Eritrea, nel 1937 ma e' stato uno dei fondatori di quella scuola genovese che con Luigi Tenco, Gino Paoli, Fabrizio De Andre', ha cambiato la storia della canzone italiana. Un poeta prestato alla musica che era partito dal jazz, insieme al suo amico Tenco, e che poi giocando con il dialetto genovese aveva scoperto la musica brasiliana della quale e' stato un fondamentale strumento di conoscenza per il nostro paese grazie anche alla sua amicizia con Vinicius De Moraes.
I suoi piu' grandi successi sono raccolti tra gli anni '70 e gli '80, quando dopo una carriera di autore d'elite, per la prima volta accetto' di misurarsi con la musica leggera tout court: ha scritto ''Piccolo uomo'' per Mia Martini e poi e' arrivato al primo posto della classifica con ''Amore caro amore bello'' firmato dalla coppia Mogol-Battisti.
In classifica e' arrivato anche con ''Onda su onda'', uno dei suoi pezzi piu' celebri e con ''Genova per noi'' il classico di Paolo Conte. Ma la sua storia era cominciata molto prima, dopo gli anni del jazz, nei '60 insieme a Giampiero Reverberi e Calabrese con dei pezzi pieni di ironia, primo tra tutti ''Garibaldi blues'', considerata per l'epoca troppo anticonformista. In quel periodo era piu' un artista da cabaret e da teatro che da classifica, anche se ha conosciuto un discreto successo con ''Ritornerai'' che gli schiuse le porte della televisione, e ha partecipato per esempio al disco per l'estate con ''Viva la liberta''' e nel '65 al Festival di Sanremo con ''Il tuo amore''. Il brano-manifesto della scuola genovese e' ''Il poeta'' ma una parte importante della sua carriera e' legata alla canzone francese. E' stato l'incontro con Serge Reggiani, attore famoso ma cantante molto conosciuto in Francia che lo introduce all'ambiente degli chansonnier piu' famosi per i quali Lauzi ha tradotto in italiano le canzoni. Il rapporto piu' fertile e' stato con Georges Moustaki del quali ha tradotto ''Lo straniero'' e ''Quando ti amo''. Tra i suoi pezzi piu' celebri ''Permette signora'' cantata da Piero Focaccia e ''Cento colpi alla tua porta'' cantata da Mino Reitano. Nella sua carriera ci sono anche tournee in Sudamerica con Mina, che ha inciso una memorabile versione de ''Il poeta'' e pezzi come ''La sindrome astigiana'' scritta per Paolo Conte, ''Fai fai'' dedicata al suo maestro De Moraes e ''Il leone e la gallina'' di Mogol e Battisti. Negli ultimi anni, escludendo la fase finale della malattia, Lauzi era rimasto un po' discosto dalla scena piu' importante perche' allergico ai meccanismi del mercato e troppo legato a un gusto di fare musica che non appartiene all'epoca dei computer.
MOGOL, HO DETTO UNA PREGHIERA E NE DIRO' UN'ALTRA
'Ho detto una preghiera e ne diro' un'altra'. Cosi' Mogol a proposito della scomparsa di Bruno Lauzi. Per lui, insieme a Lucio Battisti, Mogol ha scritto una serie di canzoni indimenticabili, da 'E penso a te' a 'Amore caro amore bello' a 'L'aquila'.
'Quando qualcuno muore dispiace. Se ne e' andato giovane - aggiunge Mogol - perche' aveva da tempo un grosso problema di salute. Lascia comunque un segno indelebile nella musica italiana'.
NOTIZIA ANSA
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